Buon Samaritano: le insidie del prossimo.

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W: Bentrovato P.E. e bentrovati ai nostri lettori.

P: Bentrovato a te White Jolly. Come è stata la tua settimana?

W: Una settimana piena di incontri, si fa per dire, c’è stato molto movimento nel blog e anche qualche voce che si è fatta sentire.

P: Bene possiamo riprendere il nostro discorso, allora. Se non ricordo male, ti avevo promesso di provare a mostrarti quelle che chiameremo “le insidie del prossimo”.

W: Sono pronto e curioso di vedere dove andremo a finire oggi.

P: Bene. E’ necessario tornare alla nostra domanda sul comandamento, ma ti suggerisco di leggere nuovamente l’episodio, cambiando narratore. Questa volta, lasciamo condurre il racconto all’evangelista Luca (10,25-37).

Una premessa. Quando il maestro della Legge interroga Gesù sul primo e più grande dei comandamenti, questi gli ributta la palla con una domanda molto intrigante:

“Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?”.

Porgi l’altra guancia

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W: Penso che è necessario vedere tutto l’episodio, perché fin’ora lo abbiamo osservato solo per “metà”. E dal titolo di questa puntata emerge un indizio, o meglio, mettiamo in chiaro che manca qualcosa al nostro discorso. La risposta del maestro della Legge l’abbiamo già vista: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze e con tutta la tua mente, e ama il prossimo tuo come te stesso”. Ma qui vorrei fare una piccola domanda, magari possiamo tornarci anche dopo. L’altra volta abbiamo parlato del fatto che dobbiamo tornare ad essere bambini, amare e fidarci del prossimo. Ma fino a che punto possiamo farlo?

P: Fidarsi del prossimo? Pessima idea.

“L’uomo è irragionevole, illogico, egocentrico / Non importa, AMALO
Se fai bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici / Non importa, FA’ IL BENE
Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici / Non importa, REALIZZALI
Il bene che fai domani verrà dimenticato / Non importa. FA’ IL BENE
L’onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile / Non importa, SII FRANCO E ONESTO
Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo 
Non importa, COSTRUISCI
Se aiuti la gente, se ne risentirà / Non importa, AIUTALA””

Sai di chi è?

W: No. Non saprei…

P: Nemmeno un tentativo? va beh, un mini aiuto: è cristiana. (E te ne ho dati due)

W: Madre Teresa di Calcutta?

P: Sei avanti! Esatto.

Non aspettare che l’altro sia all’altezza, fidarsi fino a … quando se lo merita (di essere investito della tua fiducia, di ricevere una seconda chance, una terza, …) condurrà necessariamente sino al punto in cui uno dice: ora basta!

Ma questo ci aiuta a imbroccare il discorso.

Solo che – mio giovane e impaziente amico – io amo tirarla per le lunghe. E prima di seguirti su questa strada, voglio tornare alla risposta di Gesù. Che poi in verità è una domanda. O meglio, sono due. Concedimi di abusare ancora un poco della cortesia del tuo ascolto.

W: Ti concedo qualche parola ancora, così mi mostri meglio la strada che abbiamo intrapreso.

P: Ti sono grato. Abbiamo detto l’altra volta dell’importanza delle domande. Del trovare la persona giusta cui porle. E, sinceramente o meno – qui “metterlo alla prova” suona abbastanza neutro, tipo: “vediamo di che pasta è fatto” -, il nostro anonimo esperto delle Scritture, si rivolge decisamente alla persona giusta.

Ma Gesù, invece di offrirgli la soluzione, gli restituisce il quesito. E lo fa con questo duplice interrogativo: cosa c’è scritto? Come – nota bene l’avverbio! – leggi?

Se il primo fa riferimento alla competenza dell’interlocutore, il secondo è la domanda di un coinvolgimento personale: il “come” è roba tua, ti chiede di sbilanciarti, di scendere in campo. Ti svelo un segreto (banale): detesto le prove Invalsi e, in genere, tutti quei test fatti a soluzioni multiple chiuse (A, B, C, D). Hai seguito “DOC – Nelle tue mani”?

No, dalla faccia stranita con cui mi guardi, evidenzio che non è programma alla tua altezza.

W: No, non l’ho seguito, facendola in breve ho saputo ora della sua esistenza.

P: Ovvio: uno che si rilassa con Epitteto …

Io, che sono molto più nazional popolare, non mi sono perso un episodio. A un certo punto gli fanno un test (il poveretto ha perso la memoria, e dieci anni di vita, a seguito di un coma) per riguadagnarsi il proprio ruolo di primario nel reparto che dirigeva.

Se fosse il comandante di una nave che sta affondando e dovesse scegliere di sacrificare uno dei suoi uomini, per portare in salvo tutti gli altri, a chi rinuncerebbe? C’erano tre scelte. Ne ricordo due, sul terzo azzardo: ma per la logica del discorso è uguale:

  1. Il suo vice
  2. Il mozzo
  3. Il tecnico di radio

Tu cosa avresti risposto? Nota che si tratta dell’ultima domanda di un test attitudinale al comando: saper fare scelte anche molto dolorose, per il bene di tutti.

W: Forse avrei risposto il vice, per il fatto che tra i tre dovrebbe essere il più esperto e quindi quello con più probabilità di salvarsi da solo. In questo modo potrebbe riuscire a salvare tutti, affidandosi all’esperienza del suo secondo.

P: In realtà credo che sarebbe la risposta giusta per il motivo opposto: essendoci lui, il vice è superfluo, gli altri posti sarebbero scoperti. Bravo comunque: la risposta non abbisognava di una motivazione. Ti avrebbero promosso.

(coriandoli e fuochi d’artificio per la simulazione superata)

A me è piaciuta di più la sua: sarei sceso io. I miei uomini sarebbero stati perfettamente in grado di portare in salvo la nave: gliel’avrei insegnato io (in precedenza, ovviamente. Bellissima questa idea del capo: colui che insegna agli altri a cavarsela da soli!); quindi, se uno avrebbe dovuto sacrificarsi, sarei stato io.

Al di là della bellezza della risposta, la questione che ci interessa è un’altra. E si richiama alla nostra pagina del Vangelo: tu hai un ruolo decisivo nel capire, non si tratta solo di dare “la risposta giusta”. Gesù – in questo senso – dà fiducia al maestro, domandandogli di mettersi in gioco personalmente, per riconoscere il comandamento fondamentale:

dipende da come tu immagini la figura di Dio,

come credi che lo si debba servire (qual è il comando fondamentale).

W: Quello che mi piace è che Gesù ci chiama a provare e ad agire. Non ci dice di stare lì fermi a sentire la verità che solo lui sa. È come se in un certo senso tutti avessimo la verità a portata di mano, ma non sappiamo come prenderla. Ebbene lui ci mostra come fare e poi ci chiede anche di fare però.

P: E questo tizio è così bravo che, per rispondere alla domanda di Gesù, va a prendere due testi differenti del Primo Testamento (la Bibbia ebraica). Infatti, questa frase di Gesù che ti piace tanto, e che ha dato inizio al nostro confronto, non è di Gesù. Anche nei testi in cui è Gesù che dà la risposta, si tratta sempre di una citazione, cioé, di due: Deuteronomio (il sesto libro della Bibbia) 6 e Levitico (quello che lo precede) 19.

Ovviamente: se gli chiede il primo e il più importante dei comandamenti, dovrà già essere stato formulato in quei 613 di cui abbiamo parlato. L’interpretazione – il “come leggi?” – fa la differenza: dice la comprensione personale del Dio in cui si crede. Uno avrebbe potuto dire – che so? – “rispetta il sabato” (un precetto essenziale: trasgredirlo poteva comportare la pena di morte), oppure: “non avrai altro Dio di fronte a me” (il primo del decalogo, da cui dipendono gli altri 9), …

E Gesù apprezza questa risposta:

“Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”.

Egoismo, chiusi in sé stessi

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W: Ci sono tante cose su cui potremmo soffermarci, come il fatto che Gesù citi e non dia una sua personale risposta ci può far capire che ci sono delle Leggi essenziali nella vita, che vanno anche oltre lo stesso figlio di Dio. Ma forse potremmo tornarci un’altra volta. Riprendiamo la strada del prossimo? Quel nostro vicino, così tanto affabile e degno del nostro amore e dell’amore di Dio?

P: O, come evidenziavi tu alla fine dello scorso confronto, sufficientemente rompiballe – si può dire? – da farci preferire un amore universale, generico, o l’amore per gli occasionali, magari “clienti” programmati, a lui. Sai quanti ragazzi sono bravissimi a prendersi cura dei bambini del dopo scuola o del catechismo, ma poi il fratellino o la sorellina, … lascia perdere! Oppure disposti ad andare a pulire gli anziani, col gruppo degli amici, una volta al mese … e sordi alla richiesta della mamma per una mano in casa? Ma vale anche con gli adulti: faccio il volontario in carcere: che l’ha detto anche Gesù, di visitare i carcerati; ma se la signora del VII piano chiede di mettere l’ascensore, perché ha il marito malato di SLA e il mio appartamento è al primo (o anche al secondo,visto che siamo sufficientemente giovani da fare le scale), se lo paga lei! E, se non ha i soldi per la spesa, resterà recluso in casa; che Gesù non ha mica detto di pagare la porzione di spese per l’ascensore di quelli del VII.

W: Uno dei grandi problemi, non solo di oggi, ma della storia dell’uomo è quello dell’egoismo. Ne avevano già accennato e ne avevo parlato nell’articolo di apertura. Molte azioni che dovrebbero essere caritatevoli non sono altro che un mettersi in mostra. L’intenzione è la motivazione sono fondamentale per definire la bontà di un’azione.

E io mi faccio un recinto!

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P: Amare il prossimo – come tu insistevi l’altra volta – è davvero importante. Ma noi siamo furbi e riusciamo ad attaccarci a qualsiasi cosa. Per cui: quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù:

E chi è mio prossimo?“.

Perché, se “devo amare il mio prossimo come me stesso”, quando ho identificato il prossimo, ho circoscritto anche l’ambito del mio dovere, la cerchia di quelli di cui devo prendermi cura. Fuori di lì … Come direbbe qualche slogan attuale: “prima il prossimo!”, che siano “gli Italiani!”, quelli del mio partito, del mio gruppo o della mia famiglia, della mia confessione religiosa, sono tutte variabili, alla fine, insignificanti. L’importante è che, agli altri, io non debba nulla.

W: Siamo tutti figli di Dio e in quanti tali siamo tutti uguali, il che significa che siamo tutti degni di essere amati allo stesso modo. C’è un “ma” e anche bello grosso. Ma in molti non lo sanno, non lo accettano e non lo riconoscono. (George Harrison canta proprio questo in Isn’t it a pity). La conseguenza? O meglio, le conseguenze? Odio, guerra e in molti casi anche la morte. Il fatto che il prossimo non riconosca in te lo stesso principio di vita e, dunque, non ti riconosca come tuo fratello porta spesso alla lotta, perché è chiaro se tu sei un estraneo alla mia famiglia sei un pericolo per me e per i miei simili. La fonte della discordia lo sappiamo bene dove soggiace: nella divisione. L’altra volta abbiamo concluso citando Matteo riprendendo la famosa frase “porgi l’altra guancia”. Ecco vorrei andare verso la conclusione facendo una domanda su questa estrema fiducia ed estremo amore.

E se porgere l’altra guancia fosse l’ultima cosa che farai nella tua vita? Ne sarebbe valsa la pena? Insomma con un gesto d’amore ti privi della possibilità di dare ancora amore.

P: E tu credi che abbia una risposta a un simile quesito? Pensa che la morale cattolica prevede la legittima difesa. Sembra dire: bellissimo questa disponibilità. Ma può valere sempre e comunque? E se l’altro, invece di minacciare te, minacci un innocente inerme? Un bambino? E’ giusto lasciargli compiere il suo crimine, per non reagire al malvagio? Adesso, la richiesta degli Ucraini, di avere armi per difendersi dall’invasione russa? E’ giusto o no, aiutarli a fronteggiare i nemici che – comunque – li hanno invasi? E i nostri partigiani durante la dominazione tedesca: celebriamo la festa della liberazione, esaltando chi ha dato la vita per la nostra libertà, e non riteniamo morale fornire la possibilità ad altri di fare la stessa cosa? Non è semplice dare una risposta. Anche perché, quando è toccato a lui, Gesù, allo sgherro che gli dava una sberla per aver risposto al Sommo Sacerdote, ha risposto chiedendo se era corretto quello che questi faceva, visto che l’inquisitore aveva violato una norma del diritto penale ebraico; ma quando uno dei suoi mette mano alla spada per difenderlo, lo ferma ammonendo: “chi ferisce di spada, di spada perisce”.

W: Hai un esempio da condividere?

P: Ieri sera ho visto un film: The Giver – il mondo di Jonas. dopo la solita catastrofe planetaria, il mondo viene ricostruito e governato da un sistema che cancella tutte le ragioni di odio e di di conflitto: non ci sono differenze (nemmeno il cognome), motivi di tensione, rivalità e concorrenze. Ciascuno fa quello che gli viene dato come compito dal sistema, non ci sono colori, e tutti si è “identici”. Non si sa cos’è l’odio e, di conseguenza, neppure cosa sia l’amore. I bimbi sono prodotti dall’eugenetica e affidati a nuclei familiari (non a famiglie!”) che li educano e li crescono nel rispetto delle leggi. Di un disumano da far paura. E infatti il protagonista si ribella e “salva” il mondo dalla sua perfezione all’insegna del “c’è di più”.Ma l’ho spoilerato anche troppo: vale la pena di vederlo. Ah, ci crederai? Il sistema è governato dagli Anziani, e il soggetto della “redenzione” è un giovane, non senza l’ausilio di un Anziano tenuto – per quanto è possibile – a custodire le memorie del passato dell’umanità in assoluto isolamento.

W: Per oggi abbiamo detto abbastanza e nel nostro prossimo appuntamento incontreremo un “ospite” che avrà cose interessanti da dirci. Per il momento un saluto a voi lettori e a te P.E. buona settimana!

P: Decisamente. Anche perché finalmente vedremo la risposta originale di Gesù alla questione. Buona settimana amico.


PER I CURIOSI:

Dino Pirri, Lo strano caso del buon Samaritano. Il Vangelo per buoni, cattivi e buonisti, Milano 2021


DAI CONNETTIAMOCI!!!

L’esercizio di oggi, ovvero un’azione che viene ripetuta per essere migliorata, è quello di prestare attenzione alle proprie amicizie, col l’obiettivo di cercare di capire quanto siano sane e vere e non frutto dell’egoismo dell’uno o dell’altro.

Nel frattempo, buona Pasqua (pāsaḥ) a tutti voi che significa “passare oltre”, augurandovi che possiate oltre i vostri limiti ed ostacoli per una vita ancora più felice.

3 risposte a “Buon Samaritano: le insidie del prossimo.”

  1. Avatar Un tipo da sberle: il figliol prodigo – Con occhi diversi

    […] l’altra volta il Samaritano? Come se ad un ebreo integralista dell’odierno Israele dicessero: guarda che bravo quel […]

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  2. Avatar Il dribbling di Gesù – Con occhi diversi

    […] una piccola rinfrescata potrebbe servire anche per riprendere, e continuare, dall’articolo della scorsa volta. Questa volta abbiamo fatto una doppia puntata, sarebbe un peccato che qualcuno si fosse perso un […]

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  3. Avatar piperitapatty

    La difficoltà di andare oltre il recinto è una tentazione…

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