Principali riferimenti: Mt 7,12; Epitteto, Manuale; Gv 13, 34; Mt 5,39
P: Ben ritrovato, Withe Jolly. E’ stata una buona settimana?
W: Benvenuto P.E. una settimana intensa, come sempre, la tua come è stata?
P: Intensa è una definizione molto calzante. Poi mi hanno anche rubato un’ora e devo ancora riprendermi!
Ma lavoriamo un po’. La domanda l’abbiamo vista e, direi che possiamo accontentarci di questo, salvo migliori suggerimenti dai nostri compagni di viaggio.
Ora affrontiamo – come piace a noi: con calma e senza correre – la risposta.
Toglimi una curiosità. Se l’avessero posta a te, quale risposta avresti dato?
Domandare e rispondere

W: Entriamo subito nel merito della questione. Inizio subito col dire che LA risposta è difficile, forse impossibile trovarla. Abbiamo il linguaggio che ci permette di dire tante cose in modi diversi, anche se una cosa diversa detta in modo diverso alla fine è un’altra cosa. Ma oltre agli scioglilingua penso che avrei risposto:
fai al prossimo tuo ciò che vorresti fosse fatto a te.
P: Che sintonia! La regola d’oro di tutte le religioni. In genere è formulata in negativo: non fare agli altri quello che non vorresti che gli altri facciano a te (di per sé al plurale).
E’ il minimo della convivenza e un buon criterio di giudizio comportamentale. Se ti chiedi: quello che vorrei fare a questo o a quella è giusto o sbagliato? Se non ti piacerebbe riceverlo è molto probabile che non sia una bella cosa.
Sai quanto ci aiuterebbe? Quante cattiverie in meno riempirebbero la nostra vita e le nostre relazioni!
La tua risposta, però, dice che mastichi il Vangelo. Infatti, rispetto alla formula più diffusa – che, come dicevo, troviamo in tutte le religioni – hai usato a memoria quella che troviamo in un’altra pagina di Matteo:
“Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. E Gesù commenta: “questa infatti è la Legge e i Profeti”.
Mt 7,12
Quindi possiamo pensare che, secondo lui, sia praticamente la stessa cosa di quanto abbiamo trovato nel nostro testo, dove si parla dell’amore. Il Signore – ops., e ridai – da una parte gira il comando in positivo: non solo non fargli qualche vigliaccata, qualche sgarbo o qualche scorrettezza, ma parti per primo a fare il bene. Sai quelli che si lamentano sempre perché tutti ti fregano, tutti ti maltrattano, tutti se ne approfittano di te? Gesù offre una soluzione: beh, parti tu a fare diverso. Il mondo avrà almeno uno che, invece di distruggere, costruisce. E, lo sai, il passaggio tra 1 e 0 è lo stesso che separa l’essere dal nulla!
W: Sì, la mia risposta è una rielaborazione della regola d’oro, come hai sottolineato tu c’è una tensione positiva dell’agire, anziché una restrizione. Bisogna fare qualcosa per amare, non evitare di fare qualcosa. Inoltre c’è un altro termine che mi affascina molto, col quale ho sostituito “altri”, sempre nella regola d’oro. Il nuovo termine è “prossimo”. Il prossimo, colui che ti sta affianco e colui che Gesù ti esorta ad amare. In poche parole l’invito è quello di far sì che le tue relazioni che costituiscono la tua esistenza sia fondate sull’amore e non sulla divisione. D’altra parte diavolo significa “calunniatore” o “colui che divide”. Il punto fondamentale è quello di porre attenzione a quello che ci sta vicino, perché quello che facciamo ci torna indietro. L’ipocrisia dell’oggi è quella di mettere striscioni contro la guerra in Ucraina quando non si riesce nemmeno a dire un “Buongiorno” senza un vaffa in allegato al vicino. Come si può pretendere di curare il mondo se il nostro giardino è marcio?
P: Bello, bellissimo. Ma nulla è perfetto a questo mondo. E anche il tuo termine si presta alla nostra furbizia.
Gesù in Matteo dice “agli uomini”, intendendo ovviamente maschi e femmine. E c’è un motivo. Te lo spiego fra un attimo. Prima vorrei riprendere un’altra cosa che hai detto, che mi pare molto importante e che – pur con tutta la fatica a farlo – condivido molto.
Tu hai detto, giustissimamente, “ Bisogna fare qualcosa per amare”. Questo è il punto.
“Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi”,
aveva detto nel Vangelo. Ecco. è proprio come scrivi tu. Il nostro desiderio di fondo è ricevere amore: non c’è altro. O meglio, talora ci accontentiamo di altro: “fammi un bonifico, magari un po’ sostanzioso!”. O, meno prosaicamente: “regalami un gioiello, un mazzo di fiori”. Qualcuno dice: “offrimi la cena, o almeno una birra”.
Tutte cose che possono ben piacere. Certo. Ma alla lunga, non scaldano il cuore.
No, in fondo tutti vorremmo essere amati, possibilmente gratis: non per questo o per quello, nemmeno perchè ce lo siamo meritati, perchè ci siamo resi amabili. Amati per quello che siamo. Punto.
Gesù offre una soluzione disarmante nella sua semplicità: inizia tu!
L’amore non è un premio

W:
“Gratis non si ottiene nulla”
Epitteto, Manuale, paragrafo 12
questa è un’affermazione (paragrafo 12) di Epitteto che scrive nel suo Manuale qualche secolo fa. E’ una verità che senza dare non si riceve, motivo per il quale chi non ama non riceve amore. Chi riceve e basta, in verità, non sta ricevendo nulla, perché non sta dando niente. In questo senso per essere amati bisogna amare. Inizia tu! Ecco il segreto per vivere bene, o per lo meno per provare a vivere meglio.
P: Verissimo. Ancora. Ma forse il Vangelo (e anche le scienze umane) ci suggeriscono una prospettiva ulteriore. Prima però ti dò ragione e poi provo a mettere in discussione quello che hai detto.
Signore, noi siamo i "soliti fessi". Quelli che "al dunque" non si tirano indietro.
Quelli che non sanno mai trovare la scusa per dire "Non sono potuto venire"
Quelli che dicono: “Ormai ci siamo impegnati, non possiamo tirarci indietro".
Quelli che si ritrovano "sempre gli stessi" a lavorare, a sgobbare.
Quelli che devono inghiottire amari bocconi perché gli altri oltre a non lavorare ti prendono anche in giro.
Signore, è duro.
Siamo sempre in tanti ad avere idee, a progettare, a programmare.
Ma poi, a lavorare, chi scappa di qua, chi fugge di là, chi non può,
chi non si ricorda...
E noi siamo i "soliti fessi".
Ci arrabbiamo, diciamo che questa è l'ultima volta; che non ci cascheremo mai più... Ma sappiamo che non è vero.
Perché non siamo soli. Ci sei Tu.
Tu non hai mai tagliato la corda.
Aiutaci a stare in tua compagnia: anche Tu ci sei sempre!
E’ una preghiera di un prete – d. Tonino Lasconi – che lavora molto con i giovani. Bella, entusiasmante. Ma, se togli le tre righe finali, sa insopportabilmente di volontarismo. Come se quell’“comincia tu” cercasse una vittima sacrificale, qualcuno che nella vita paghi per tutti. Alla fine, ci si stanca, e ci si conforma. Sai è il male peggiore: il cinismo di chi ci ha provato sinceramente ma ha visto che “tanto poi non cambia mai niente”. E – “alla fine” – si arrende: bello e impossibile!
Dicevo che anche le scienze umane ci dicono qualcosa del genere: un bimbo che nei primi anni della vita non viene amato sinceramente, difficilmente diventerà un adulto capace di amare.
Credo sia impossibile amare, se non si fa “prima” l’esperienza di venire amati. Ecco l’esperienza religiosa è questa: la scoperta di un Amore che ti raggiunge e ti ama gratis, che per amarti non chiede nulla in cambio – neppure che tu sia bravo, che tu faccia il bravo – ma ti ama perché Lui è innamorato di te!
In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. (1Gv 4, 10).
E ancora:
Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. (Rm 5, 8).
E’ possibile quell’amore lì, che parte per primo, perché sta dentro il “cuore” la vita di uno o di una che ha fatto l’esperienza di venire amato oltre ogni misura. Ed è felice di questo. E allora vive amando, anche quando “ci si perde e basta”. Pensa che bello quel “ci”: può voler dire: dentro quell’impresa lì (ci) si perde e basta. Ma anche: “facendo così ci (riflessivo) perde e basta”. Come dire: innamorati persi!
Potessimo dirlo sempre nei confronti di tutti quelli che incontriamo, il mondo sarebbe diverso.
Con l’aiuto di qualcuno…

W: Certamente senza avere fatto esperienza dell’amore non si può sapere come e cosa significhi amare. Proprio qui secondo me si presenta l’importanza del prossimo, inteso come colui che ci sta affianco. Se ogni persona agisse secondo il precetto di Gesù, chiunque sarebbe amato e dunque saprebbe amare. Per potere amare dunque abbiamo bisogno di chi ci sta affianco, abbiamo bisogno di qualcuno che ci stia vicino e a cui noi stiamo vicino. Come abbiamo detto prima, se non dai non ricevi. Senza gli altri, dunque, non potremmo essere amati e quindi non potremmo amare. L’amore è possibile solo se condiviso e solo nel vivere in relazione col prossimo, o con l’altro in via eccezionale. D’altra parte non possiamo considerarci come un essere perfetto e quindi per l’esperienza dell’unione, o amore, abbiamo sempre la necessità di un aiuto per poterla “sbloccare”. L’amore esiste perché abbiamo bisogno di unirci con gli altri.
“Nessun uomo è un’isola”
John Donne
P: Verissimo. E’ d’accordo anche il Vangelo. In Giovanni – il IV dei libri con questo nome – dove non c’è questo passaggio del comandamento principe, nel discorso finale che Gesù fa con i suoi prima di andare a morire, gli dice:
“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”
Gv 13, 34
E per dire che ci teneva davvero, glielo ripete tre o quattro volte. Ma anche qui, vedi. C’è sempre un essere “secondi”: “come io ho amato voi”. E sta andando a morire – da solo! – per loro (e per noi). E c’è un invito ad essere, in qualche modo, “i primi” (dopo di lui).
“Se ogni persona agisse secondo il precetto di Gesù, chiunque sarebbe amato e dunque saprebbe amare”, hai detto. Chi potrebbe darti torto? Il problema è che il mondo non è fatto così. E allora, diciamo, niente da fare: non potendoci amare tutti, difendiamoci: da lì alla guerra in Ucraina è un soffio!
No. ci vuole qualcuno – bellissimo quello che dici tu e che troviamo nel Vangelo di Giovanni: insieme è meglio! – che parta per primo. Questo è il compito dei suoi discepoli: vivere di quell’amore che hanno ricevuto, semplicemente amando, amando a qualsiasi costo, amando per primi. Perché, in realtà, sanno di essere i secondi: Gesù gli ha fatto sperimentare quanto siano (stati) amati da Dio. Allora possono tentare l’impossibile. Anche con un’arma eccezionale per ripartire dopo ogni fallimento: il perdono. Ma lo vediamo più avanti.
Per oggi, se tu non hai altro da aggiungere, ci può bastare questo.
Lo so, ti ho detto che il discorso del “prossimo” ha un risvolto subdolo, ma lo vediamo la settimana prossima.”Non siate troppo lunghi!”, ci hanno supplicato. E oggi abbiamo già sforato.
W: Per concludere e risponderti vorrei riprendere una citazione dal Vangelo di Matteo:
“anzi se uno ti percuote porgi la tua guancia destra”.
Mt 5,39
Se rispondi alla violenza con la violenza si crea violenza, l’unico modo per poter far vincere l’amore è iniziare ad amare e stroncare la cattiveria e la divisione alla sua nascita. Inizia tu ad amare, poi gli altri si aggiungono.
Intanto ti ringrazio, e ringrazio gli stremati lettori.
P: Buona settimana White Jolly
W: Buona settimana P.E.!
Dai connettiamoci!!!
Per questa nuova settimana lascio di seguito i consigli per il nuovo esercizio, che mi raccomando, in quanto esercizio può essere praticato quante volte si vuole:
cercate il più possibile, per un tempo da voi definito tipo 5 minuti come un giorno interno, di essere attenti e coscienti delle vostre reazioni alle persone che incontrate. Cercate di rifelttere soprattutto sulle reazioni che vi sembrano spontanee o istintive e nelle quali non riuscite a riconoscervi.
Lascio qui un link per un video molto interessante che può dare qualche altro spunto di riflessione, senza dire una parola!



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