Nuovo giorno. Il sole è lì, a scaldare come è di suo dovere. Gli alberi sono lì, a fare la fotosintesi, com’è di loro dovere. Il vento è lì, a spostare via le nuvole cariche di acqua per evitarti un acquazzone, com’è di suo dovere. Gigi, scusami, ma non credi di essere un po’ egocentrico? O meglio, antropocentrico? Sembra che tu sia sicuro di questa grande favola: che il mondo sia lì al tuo servizio. Ti sbagli. Il sole scalda perché è caldo, è solo una coincidenza fortunata che si sia creata la vita qui, e che tu sia qui. Il fatto che il sole resti fondamentale è una necessità di sussistenza di questa fortunosa coincidenza. Gli alberi, invece, certo che producono ossigeno, ma non fanno tutto questo processo perché loro in primis possano sopravvivere? Il vento, soffia perché soffia, risultato di mutamenti concatenati tra loro, ma senza una vera ragione. Sono successi e basta. Smettila di pensare e vedere il mondo come se fosse una tua creazione. Tu sei parte di questa realtà. La colazione non è pronta. Il mondo è al tuo servizio? Te la prepari e mangi con calma. In questi la testa è più leggera, come se ti fossi tolto un peso inutile. Torni in salotto e guardi gli oggetti. Non ti identifichi più con loro. Tu sei il pino, parte della pineta. Quella sensazione di stranezza si è affievolita, quasi scomparsa. Ma perché ti sentivi strano? Forse perché non capivi perché fuori tutto sembrasse uguale e tu no. Pensavi di avere il controllo su tutto, che tutto fosse lì, immutabile. Convinto ed illuso di controllare il mondo, incapace di comprendere te stesso. Eri partito dalle cose lontane, saltando quelle a te più vicine. Eri strano perché fissavi una foto del mondo, credendola vera, quando tutto quando era differente. Si è sempre strani, perché ogni cosa non è mai la stessa (<una goccia non è mai la stessa>). L’egocentrismo più che un affronto al mondo <esterno>, è un illudersi da soli. Ci si convince che tutto sia creato e controllato da noi. L’egocentrico vive in una ansimante ricerca della conferma del proprio potere. Ma come ben hai imparato Gigi, la realtà è tutta <un po’ a caso>. Non puoi controllare nulla. Ti giri. Guardi, ascolti, odori l’ambiente. Il salotto è lì. Il sole scalda. Il vento soffia. Gli alberi produco ossigeno. Nient’altro da aggiungere. Ogni azione è libera.
Una replica a “11) Liber(azione)”
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Lo ammetto, mi hai stupita.
Dopo aver fatto qualche giorno di pausa, sono tornata a leggere i tuoi articoli con più curiosità: mi sono ricordata di Gigi e delle sue avventure e volevo sapere come stava andando. Ti ripeto che mi hai lasciata di stucco perché ad ogni articolo che finivo di leggere mi dicevo “ecco, questo è il mio preferito”. Solo per poi ripeterlo del pezzo successivo.
Mi piace molto come hai deciso che “cambiare tutto subito” non fosse la scelta migliore per Gigi, ma invece un piccolo pezzo per volta sì. Penso sia un po’ quello che tutti noi stiamo vivendo in questa quarantena forzata, ogni giorno bisogna inventarsi qualcosa, “ma tutto subito” non è vantaggioso perché ci lascia con un vuoto il giorno dopo. Molto meglio fermarsi, osservare e andare avanti a piccoli passi.
Oltre a farti i complimenti per essere riuscito a migliorare il tuo modo di scrivere e a comunicare ciò che vuoi con gli altri, voglio ringraziarti. Voglio ringraziarti perché sei riuscito a farmi pensare e riflettere. “Gigi ma chi sei?” è il titolo del primo articolo e all’undicesimo capisco che sei tu, sono io, siamo un po’ tutti quelli che si fermano e mettono in discussione la propria quotidianità. E non sono molti i pezzi che riescono a far pensare, quindi bravo. Davvero complimenti.
Non fermarti perché penso che scrivere questi articoli sia utile anche per te, oltre che per chi li legge.
Alla prossima, B."Mi piace"Piace a 1 persona


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