Spinoza contro l’ignoranza
«Infatti la fede si pone necessariamente quando si ponga l’obbedienza [… e] richiede dogmi non tanto veri, quanto pii, cioè capaci di spingere l’animo all’obbedienza»[1].
Spinoza critica religione in quanto sistema di potere non in quanto ricerca spirituale. Spinoza è credente e, ancora più che credere, sa che Dio è l’ente sommo e perfetto. Proprio a partire da questa conoscenza afferma l’inutilità, se non quella del controllo, delle pratiche religiose.
La religione in quanto sistema di potere fondato su fede, dogmi e obbedienza è inutile. È inutile perché si scontra contro l’utile della comunità, impedendo alle persone di farsi guidare dalla ragione verso una conoscenza vera e non politica di Dio (per Spinoza coincide con la Natura), e del mondo.
Lui potrebbe dire:
«Se Dio è perfetto, allora né ama né odia, ma sopratutto non desidera né giudica nessuno. Perché altrimenti potrebbe cambiare e dunque sarebbe imperfetto, il che non è possibile se Dio è l’ente sommo e perfetto. Quindi lasciatemi amare Dio liberamente come voglio, senza obbligarmi a seguire degli ordini di preghiera e di vita».
Immaginare non è conoscere
Per Spinoza Dio coincide con la Natura, ovvero con la totalità delle cose. Dio sa e non immagina, per questo non giudica. Diversa è la condizione umana, infatti Spinoza ci dice che
«gli uomini giudicano le cose secondo la disposizione del proprio cervello, e che più che capirle le immaginano»[2].
Ora non ci interessa tanto la critica alla religione. Quello che ci interessa è che Spinoza rifiutava con forza tutto ciò che pone un controllo sulle persone dominandole con speranza e paura. Le quali, per lui, sono due facce della stessa medaglia. E la religione, non nel rapporto con Dio quanto come sistema di rapporto di potere tra uomini, è un sistema che domina l’uomo tramite speranza e paura.
Come abbiamo visto Spinoza crede che l’uomo libero è quello guidato dalla ragione e non dalle passioni. Il filosofo descrive la condizione schiavitù nella «Lettera a G.H. Schuller», del 1674: se un sasso viene lanciato in aria e prende coscienza mentre è scagliato penserà di essere libero, ma solo perché ignora la causa del suo movimento. Così l’uomo ignorando le cause del suo agire pensa sempre di essere padrone del suo “destino“, cadendo in realtà schiavo delle sua passioni.
L’uomo può e deve accrescere sempre di più la sua conoscenza dei rapporti del mondo. Questo discorso non è per nulla differente rispetto a quello fatto nell’articolo dedicato ai fantasmi di Hume. La conoscenza oggettiva di cui parlano questi filosofi non è altro che il disinnescare il pensiero magico. Pensiero che ci illude e che ci fa scambiare le fantasie per la realtà.
Un Dio senza morale: libero
Dio è libero non perché fa ciò che vuole, ma perché conoscendo le leggi e i rapporti del mondo. Pertanto, non combatte gli eventi che accadono ma li desidera così coma avvengono. «Vuole ciò che fa e non fa ciò che vuole» (anche se per amor del vero Dio per Spinoza non vuole né desidera).
Attenzione però, l’argomento di Spinoza è scisso rispetto alla discussione morale. Nel senso che per Spinoza Dio e l’uomo sono in rapporto tra loro per la conoscenza e non per la morale. L’uomo si può avvicinare a Dio tramite la conoscenza razionale dei rapporti e delle leggi del mondo e non tramite l’obbedienza di una regola di comportamento religiosa. La questione morale e religiosa, per Spinoza, è un fatto umano.
Per questo motivo critica la morale e la religione. Spinoza ritiene che la morale non avvicina a l’uomo a Dio, ma lo rende schiavo e obbediente ad altri uomini. Uomini che lo contrallano con il potere della paura e della speranza di un Dio che si comporta come gli esseri umani: che giudica, che punisce, che ama e che odia.
Riprendendo l’esempio della religione possiamo dire con Spinoza che:
è male, nonché privo di valore e di senso, pregare Dio se ciò viene fatto per paura delle conseguenze o per speranza di una ricompensa. È bene pregare Dio se lo si fa in virtù della ragione, di una scelta fondata sulla razionalità e non dalle passioni. E questo discorso è valido soprattutto nel campo della politica. Spinoza riconosce il potere politico della religione. La religione guida e controlla le masse con paura e speranza.
L’uomo non può avere la conoscenza di Dio e quindi è sempre e sempre sarà soggetto delle passioni e della convinzione di agire per propria assoluta volontà e non spinto da meccanismi e da leggi naturali. Ma non per questo l’uomo deve vivere schiavo nell’illusione che tali forze non esistano.
Conoscenza è libertà
La conoscenza oggettiva non è rinnegare la vita soggettiva o giustificare tutto ciò che accade. La conoscenza oggettiva è liberazione dalla speranza e dalla paura, e dall’ignoranza che ci fa illudere di essere assolutamente liberi o di essere completamente dominati da forze esterne.
Anzi, per essere ancora più precisi: per Spinoza è naturale che l’uomo è mosso ad agire dalle passioni, che venga sballottato da forze esterne. È pericoloso e problematico quando l’uomo ignora tali cause e crede di agire per scelta propria e non perché è naturalmente spinto anche da altre forze e stimoli naturali.
L’ignoranza è pericolosa perché illude l’uomo di avere controllo su ciò che non può controllare. Detta in altro modo: la schiavitù è credere di essere assolutamente liberi, come il self-made man americano che crede di essere causa e padrone del proprio destino.
Chi vuole controllare ciò che accade, o il proprio destino, è ignorante perché non conosce i rapporti di necessità che portano gli eventi ad accadere. Per Spinoza conoscenza non è né controllo né potere, ma comprensione oggettiva. Quel processo che non ti fa pensare “il mondo ce l’ha con me”, “tutte a me”, “che sfortuna”, “Venere o Giove non mi sono favorevoli”, “sapevo che non dovevo passare sotto la scala”…
Conoscere significa uscire da un mondo personale e magico e giungere, sempre più, ad un mondo aperto e spoglio delle immaginazioni e fantasia soggettive.
Per Spinoza il problema non sta nella religione, nella politica, nella scienza… il problema e il pericolo che rende l’uomo schiavo, sta nel fatto di agire e di vivere guidata da paura e da speranza.
Paura di un nemico, speranza della liberazione del nemico e immaginazione fanno danni irreparabili. Per cercare esempi guardate la Germania nazista, l’Italia fascista, nonché le crociate.
Fede è obbedienza
«Infatti la fede si pone necessariamente quando si ponga l’obbedienza [… e] richiede dogmi non tanto veri, quanto pii, cioè capaci di spingere l’animo all’obbedienza»[1].
La fede, in quanto strumento di controllo, significa illudersi di conoscere qualcosa di cui invece si ignora la sua natura.
Per concludere, dobbiamo dire che secondo il pensiero di Spinoza la fede presuppone una carenza di conoscenza e soprattutto una forte immaginazione guidata da paura e speranza. Pertanto, la fede è obbedienza di qualcosa o a qualcosa che si ignora e che si immagina, ma che non si conosce.
Riferimenti
[1] B. Spinoza, Etica, Trattato teologico-politico, UTET, Milano, 2017, p. 624.
[2] B. Spinoza, Etica, Trattato teologico-politico, cit., p. 127.
Rimando qui alla lettura di un altro articolo interessante esterno al blog sulla questione della libertà, che spero di poter coprire prossimamente: L’uomo, la pietra scagliata in aria che pensa.
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