Ma tutto è parte? Parte è tutto? Che cos’è il tutto? Insondabile. Ma esiste il tutto?
Se abbracciamo la messa a punto dell’esistenza di un tutto, ciò -visto da uno scorcio di sguardo- può portarci alla constatazione dell’ulteriore esistenza di forze necessarie partecipanti, conduttrici di questo tutto, che si addentrano nelle parti e si dispiegano di fronte ad esse come orme già impresse del loro cammino.
L’anima nostra, essendo scia, ricerca la propria essenza, poiché vuol riempirsi di conoscenza o, meglio, anela ad una sorta di reminiscenza che avverte fortemente nel profondo del suo essere. Così, mirando dentro noi stessi, attraverso l’arte dell’intelligere la vediamo: Ella si riempie di luce, afferra stelle, parla con la luna, bacia la tristezza, ma ancora si sente vuota, incatenata ad una sorta di smarrimento senza fine, che talvolta, può portarla alla perdizione dentro ad un baratro oscuro ed invalicabile.
L’anima per essere eterna e ricongiungersi al tutto deve dunque trovare e percorrere il giusto cammino, senza opporvisi.
L’anima non ha in realtà piena volontà e se osa il sentiero dello smarrimento, rinnegando le verità più oscure, viene strappata al cuore dal vento frustrante della solitaria perfidia, che la svuota, la violenta e la rende effimero niente.
Tutto ciò che si muove, che scintilla e che fluttua, ritrova il suo motore primo non nel mero caso, ma in un’affascinante trascendenza, una sorta di Destino che resta però aperto alle innumerevoli scelte dell’Io.
Impossibile per una mente leggera e illuminata, resistere al carisma del proprio Destino.
Questo trascina, spinge, fa “tendere verso”. Verso la parte (Tutto) mancante appartenuta in origine all’anima di ognuno di noi, che permette infine di ripercorre e scalfire ogni orma, di riflettere il cuore in potenza, soffiandovi e sciogliendone il ghiaccio.
Il cuore esultando, corre a far riconciliare la propria anima con l’amor proprio che si vede realizzato ed ecco che questo, finalmente, riluce del proprio riflesso e sgorga di pura essenza unitaria.
- I venti cambianoSoffiare nel vento non sempre funziona Il confronto tra due epoche e due disillusioni verso politica e società, una ottimista e una pessimista che si abbandona sconsolata ma quasi pacifica. Bob Dylan con Blowin’ In The Wind e i King Crimson con I Talk To The Wind. oppure iscriviti alla mail list per rimanere aggionati
- Why do we fall?Alfred: «Why do we fall sir?» (Perché noi cadiamo?)Bruce: «So we can get up again» (Così possiamo rialzarci di nuovo) Il ritorno del cavaliere oscuro Rialzarsi In realtà non è Alfred, ma il padre di Bruce, Thomas Wayne, che per la prima volta chiede a Bruce: «Why do we fall Bruce?». E glielo chiese quando… Leggi tutto: Why do we fall?
- Verità immaginarieImmaginando… «Chi apprende sulla vita di un altro un qualche particolare esatto ne trae subito conclusioni che non lo sono e vede nel fatto recentemente scoperto la spiegazione di cose che con esso non hanno proprio nessun rapporto»[1]. Peccare d’immaginazione L’uomo è un essere peccaminoso, perché immagina e non ragiona. Anzi, l’uomo è peccaminoso perché… Leggi tutto: Verità immaginarie



Lascia un commento