I giorni che non verranno

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“Papà, cosa c’è dopo la morte?”

“Dopo la morte? Come mai me lo chiedi? Hai fretta o paura di andare?”

“No, è solo che sono curioso. Sono tante le cose che non so.”

“Un giorno capirai.”

“In che senso?”

“È quello che mi disse mio padre, quando gli feci la tua stessa domanda.”

“E tu lo hai capito?”

“Non so… Non so cosa ci sia, se ci sia qualcosa dopo la morte. Non so forse neanche cosa ci sia qui, ora. Ma una cosa l’ho compresa: quando moriamo, mancheremo a chi ci ama.”

“E quando lo hai capito?”

“Quando finalmente ho compreso che quel giorno… non sarebbe mai arrivato.”

“Ovvero?”

“Quel giorno in cui avrei potuto rivedere mio padre. Lì ho imparato che alcuni giorni non arrivano mai.”

“Ma altri invece arrivano, vero?”

“Certo, molti, tantissimi, più di quanto possiamo ricordarne. Il problema spesso è che prendiamo tutto per ovvio e ci abituiamo. Quindi smettiamo di abbracciarci, di dirci grazie, di chiamarci… Non è che non abbiamo tempo, è che non lo viviamo. Poi battiamo le ciglia e ci ritroviamo anziani, pieni di rancore e nostalgia.”

“Papà, io però non voglio vivere. Perché devo stare qui e continuare a stare male e vedere tutto sparire pian piano?”

“Vivere penso sia come essere una goccia. O come essere un albero. Nasci piccolo, da un seme, cresci e inizi a farti spazio. Alcune piante ed animali ti saranno ostili, altri ti aiuteranno. Il punto è che sei sempre in contatto. Non puoi mai assere veramente da solo. Vivere è essere in relazione. È tutto ciò che abbiamo e tutto ciò che c’è e rimarrà di noi.”

“Come i frutti dell’albero.”

“E non solo. Oltre ai frutti, anche con la nostra morte daremo vita. Diventiamo energia per il mondo, fertilizziamo la terra.”

“Che vuol dire?”

“Vuol dire che vale la pena di vivere solo se lasciamo il mondo un posto migliore. Vuol dire che non so cosa sarò in grado di fare, ma voglio che i miei frutti possano essere di aiuto perché tu possa farne di più belli.

Così e solo così ci sarò anche in quei giorni che non verranno mai.”


La prima parte del testo si rifà ad una canzone dei Creedence Clearwater Revival: Someday Never Comes

Mentre la seconda parte richiama alcuni spunti di What A Wonderful World di Louis Armstrong


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