Che fastidio. Il cane. Ma perché abbaia? Che bisogno c’è? Ma poi abbaia per cosa? Fosse almeno evoluto come noi, uomini, capaci di grandi astrazioni, di dialogare, di costruire, di distruggere. Ma che c’entra Gigi? Insomma ti dà fastidio. Tom smettila!!! Basta! Nulla non smette, anche perché Gigi che pensavi? Mica posso farlo smettere io di abbaiare. O forse sì. D’altra parte sono io che decido che succede, non tu. Però ho deciso che Tom può sentire solo te e non me. Perché? Ricorda, non ci deve essere per forza una ragione. Comunque, se vuoi farlo smettere scendi. Ma guardalo. Scodinzola, abbaia, sbava e trotta in giardino. Ma soprattutto abbaia? Ma perché abbaia? Non vuoi sapere il perché lo faccia. Ti infastidisce che Tom stia abbaiando e non il perché stia abbaiando. In realtà ti interessa solo per avere una motivazione in più per lamentarti. O per lamentarti con precisione per lo meno. Lamentarti. Ecco il risultato della grande evoluzione umana. Lamentarsi, ma con precisione almeno. Scuoti la testa. Vai fare colazione. Mangi. Sistemi la tazza e vai in salotto. Oggi sistemi un’altra foto e sposti la poltrona del nonno. La giri verso il giardino. Ti siedi e continui a fissare Tom. Corre in giro per il giardino, <a caso>. Lui non pensa a quello che potrebbe essere o che sarà. Semplicemente non pensa. Vive il momento, sempre che sappia cosa voglia dire <momento>. Penso che lui lo traduca con <bau>. Lo stai invidiando. Tu vorresti essere <come lui>. Ma non puoi. Sei un ragazzo e non potrai mai essere un cane. Hai fame. Però vuoi rimanere lì. Hai fame però non mangi. Tom andrebbe a mangiare. Ti alzi di scatto e vai a prendere la prima cosa che trovi nel frigorifero. Un gesto di stizza per dire che sei un po’ come Tom. Torni a sederti sulla poltrona. Provi a non pensare. Ma come si fa? Ci riprovi. Ma vedi un vecchio film e inizi a pensare al film. Senti una macchina che passa e ti viene in mente quella volta che sei andato alla corsa di auto. Tocchi la poltrona e ricordi quando ti eri seduto la prima volta. Noi puoi smettere di pensare. Ma allora? Come si fa? Tom ci riesce. O forse no. Ti alzi, apri la finestra ed esci in giardino. La luce del sole ti infastidisce gli occhi. Ti ci devi abituare. Provi a seguire l’esempio di Tom. Cammini e sorridi. Guardi il giardino, senti il vento, delle voci, tocchi l’erba. Però non richiami nulla alla memoria. Ti godi il momento. Hai voglia di sdraiarti ti sdrai. Sei un po’ come Tom. Semplice. Ascolta il corpo, lui non mente. <Bau>.


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