3) Il pino nella pineta

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Nuovo giorno, stessa storia. Anche oggi non si esce. “Gigi, devi stare a casa per un po’. Lo ha detto la dottoressa. Potrei dirti che mi spiace, ma non è vero. So che tutto questo ti farà bene. Fidati.” Sempre questa storia della fiducia, ma continuo a vederti scettico Gigi. Lo so che sei arrabbiato. Tua mamma è stata sincera, però stavolta avresti preferito una bugia, un <mi dispiace> piuttosto che la verità. Ma quando è giusto mentire? Forse è giusto nel momento in cui si mira a preservare la felicità e la fiducia. La menzogna per mantenere la fiducia? Magari quella fiducia che ci fa continuare a muovere. La fiducia promuove l’agire, la speranza invece inibisce. Comunque, giusto o sbagliato che sia, il risultato è che sei qua. Stai scendendo, entri in cucina e ti trovi davanti una bella tazza di latte con i tuoi biscotti preferiti, i Nascondini. Dovresti ringraziare tua mamma, è stata gentile a prepararti la colazione. Lo sai che non è dovuto. Niente, sei ancora arrabbiato. Fai come vuoi, tanto sai già che te ne pentirai. Hai finito la tua colazione preparata da tua mamma e come ieri ti metti sulla bella sedia a fissare il salotto. Stai ancora pensando che nulla è cambiato, che tutto quanto è rimasto lì, fermo. Ma tu sei cambiato? Gigi tu sei diverso rispetto a prima? In questo posto ci sei cresciuto, hai giocato, hai riso, hai pianto, hai condiviso i compleanni con gli amici e i genitori, hai visto tuo nonno per l’ultima volta… Insomma l’ambiente che ti è stato attorno, che ti sta attorno ti ha influenzato. Ma certo che sì, è inutile che neghi. Ah ok, quindi tu mi stai dicendo che quello che ti sta attorno non è importante? Quindi mi vorrai anche confermare, caro Gigi, che quel piccolo camion dei pompieri che tua mamma ti ha regalato non ti ha influenzato proprio per nulla? Certo come no. Da quando te lo regalò hai passato giorni, se non mesi, a giocare con quel piccolo camion. Hai fatto ricerche sui pompieri, sognavi di diventare pompiere. Attraverso quelle ricerche hai scoperto tante cose che senza lo stimolo di quel, così lo definisci tu, <insignificante> camion non avresti mai fatto. Il <periodo pompiere> poi si concluse quando vidi per la prima volta Sherlock Holmes, da lì in poi il pensiero abduttivo ha sempre fatto <parte di te>. Bene, mi sembri convinto che l’ambiente che ti circonda sia fondamentale per quello che sei ora. Però Gigi nonostante la fatica fatta a farti capire tutto questo, a me tu sembri un pino che si crede la pineta. Ovvero, ti identifichi con quello che ti circonda. Un pino cresce in mezzo alla pineta, cresce in base all’ambiente che gli sta attorno. Così come tu sei cresciuto in base a ciò che hai in casa. Un pino che trova tanto spazio diventerà alto e grande, se invece ne ha poco rimarrà piccolo. Il pino però non è la pineta, un pino è un pino. Tu Gigi sei come il pino che si crede la pineta. Ti identifichi con quello che ti sta attorno, ma in realtà non sei quello. Tu sei cambiato in un ambiente che ti sembra immutato. Perché tu identificandoti con ciò che ti sta attorno e vedendo tutto ciò sempre uguale, ti sembra impossibile che tu sia cambiato. Gigi, però tu sei sei Gigi e non <la pineta>. Ricordatelo. E’ arrivata tua mamma, va’, scusati che te ne sei pentito.

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