Gigi sei seduto sulla tua sedia del salotto e stai guardando fuori nel tuo giardino. C’è il tuo cane, Tom, che sta correndo alla rincorsa della farfalla, è la stessa di ieri? Lo so Gigi che tu sai dove sei e cosa fai, però devi capire che ogni volta che inizia una tua avventura il tuo nuovo narratore deve capire dove si trova e cosa fa, ops scusa dove ti trovi e cosa fai. Provo a spiegarmi meglio. Ogni volta che iniziamo una nuova avventura il lettore e te, siete come un marinaio senza bussola che si sveglia nel mezzo della notte, senza stelle non può orientarsi. Ebbene le mie parole per il lettore e te, Gigi, sono come le stelle: fisse e passate. Fisse perché non le puoi spostare e passate perché ormai sono solo ciò che rimane di un pensiero che è già avvenuto, nella mia testa e non nella tua. Torniamo a te però. Sei ancora a casa, stamattina ti sei alzato così carico per andare a scuola, o forse neanche tanto carico, ma mamma ti ha fermato “Gigi fermati. Oggi rimani a casa”. Neanche una spiegazione. Fatto sta che sei rimasto lì, impalato a guardare Tom che corre dietro una farfalla qualsiasi fregandosene se fosse la stessa di ieri. Tu che fai ora? Lo so , lo so, il fatto che tua mamma non ti abbia detto come mai tu debba rimanere a casa ti fa arrabbiare e venire voglia di uscire. Magari tua mamma vuole solo proteggerti e pensare al tuo bene, però non lo capisci o non lo vuoi accettare. A volte bisogna fidarsi, lasciarsi andare in quello che non capiamo. Allora visto che non sai che fare, vediamo quello che non vuoi fare per capire cosa puoi fare. Andare in giardino si è visto che non ti interessa. Cucinare anche no, meglio aspettare mamma e papà, loro sì che sono bravi in cucina. Fare i compiti potrebbe essere un’idea. Ah no non vuoi allora pensiamo ad altro. Leggere un libro? Oggi non ti va, ne hai letti troppi in questi giorni. Allora ti propongo una cosa diversa. Non fare nulla. Guardati attorno e osserva cosa c’è in casa. Concentrati su ciò che attira la tua attenzione.Ok bene: la lampada, il divano, la poltrona del nonno, un vecchio giocattolo, la pila dei tuoi film e il comodino con le foto di famiglia. Benissimo ora vediamo un po’ perché queste cose ti hanno attirato l’attenzione. Ci sono alcune cose che accomuna tutti questi oggetti: l’affetto e il ricordo dell’infanzia. La lampada ti era stata regalata da tua zia, Tania, e tu sai bene quanto ci tieni a lei. La poltrona era di tuo nonno, ti è stata data in dono alla sua morte e questo è l’unico ricordo che ti è rimaso di lui. Tutte le sere ti metti lì sopra e immagini che sia tuo nonno a coccolarti. Le foto di famiglia ti ricordano quel periodo dove tutte le cose erano sicure, i tuoi genitori erano sempre lì per te e avevi quello che ti serviva senza neanche chiederlo. Poi sei cresciuto. Così come quella macchina dei pompieri, i tuoi film e il divano, tutte queste cose ti ricordano quel periodo di sicurezza e certezza, che poi è venuto meno. Una delle cose che ti ha colpito è che questi oggetti sono sempre stati lì, “al loro posto”. Persino i film li hai sempre tenuti nello stesso ordine senza cambiarli. Dopo questi quaranta minuti di osservazione puoi anche alzarti ed andare a rilassarti. Comunque c’è un’altra cosa che accomuna tutti quegli oggetti. Sono sempre stati, è come se in questi anni per te tutto fosse stato fermo. Gli oggetti per te, Gigi, in questi anni sono stati come le stelle: fissi. Però caro amico ti sei dimenticato di una cosa importante: le stelle appartengono al passato e tu, caro amico, fin’ora stai vivendo nel passasto.


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